Moshe Bejski nacque nel villaggio di Dzialoszyce vicino a Cracovia, in Polonia, nel 1920. In gioventù, Moshe si unì a un movimento giovanile sionista che coordinava l’immigrazione degli ebrei polacchi durante il mandato britannico della Palestina. Purtroppo, un problema cardiaco e l’invasione tedesca della Polonia nel 1939 gli impedirono di partire con i suoi coetanei.
Nel 1942 la maggior parte degli ebrei di Cracovia furono deportati nei campi di concentramento e la famiglia Bejski fu sfollata. Moshe e i suoi fratelli, Uri e Dov, furono deportati a Plaszow, un campo di concentramento alla periferia di Cracovia.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, a Cracovia vivevano oltre 60.000 ebrei. Nel 1945, quasi tutti erano stati deportati ad Auschwitz o Plaszow.
Una notte, Moshe fece un audace tentativo di scappare dal campo riuscendo a eludere le guardie e a infilarsi attraverso le recinzioni. Una volta uscito, cercò rifugio presso i suoi ex vicini, i cui figli erano stati suoi amici e compagni di classe. La famiglia, temendo di essere catturata dai nazisti, rifiutò la sua richiesta di rifugio. Disperato, Bejski tornò a Plaszow.
“Erano veri e propri scheletri. Lo ricordo bene, il modo in cui si trascinavano, appoggiandosi l’uno all’altro, entrando nel campo. Spero che nessuno debba mai più vedere uno spettacolo simile. Erano quasi 100... ”
Moshe e i suoi due fratelli furono infine inseriti in una lista per lavorare nella fabbrica di Oskar Schindler. Durante la guerra, Moshe creò timbri in gomma con impresso il simbolo del regime nazista, così come carte e passaporti contraffatti che Schindler usò per portare gli ebrei fuori dalla Polonia.
I tre fratelli Bejski furono infine liberati dall’Armata Rossa sovietica nel maggio 1945. Dopo la guerra, Bejski emigrò in Israele e conseguì una laurea in legge. Pochi sapevano che Moshe fosse sopravvissuto all’Olocausto fino a quando non offrì la sua testimonianza al processo Adolf Eichmann nel 1961, durante la quale fece un commovente resoconto delle condizioni del campo di concentramento di Plaszow, parlando anche della terribile disperazione e impotenza dei detenuti ebrei al campo.
Nei suoi ultimi anni, Moshe Bejski divenne un giudice della Corte suprema in Israele e il presidente della Commissione dei Giusti presso il Memoriale di Yad Vashem.
Bejski rimase molto legato a Oskar Schindler per molti anni e nel 1974, in occasione della morte di quest’ultimo, pronunciò un commovente elogio.
Fonte: Yad Vashem