I ghetti erano quartieri di paesi e città dell’Europa orientale occupata dai tedeschi in cui gli ebrei furono costretti a vivere separati dal resto della popolazione. La stragrande maggioranza dei ghetti si trovava nella Polonia occupata dai tedeschi e nei territori appartenenti all’Unione Sovietica prima dell’invasione tedesca del 1941.
Gli studiosi non sono d’accordo sul ruolo che ebbero i ghetti nel piano nazista per l’eliminazione degli ebrei d’Europa. Alcuni sostengono che concentrarli in luoghi particolari fosse un passo intenzionale verso l’annientamento. Altri sostengono invece che l’ampia differenza nello sviluppo e nel mantenimento dei ghetti suggerisce che potrebbero essere stati inizialmente concepiti come misure locali in risposta all’invasione di aree con grandi popolazioni ebraiche: fino alla seconda guerra mondiale, la Polonia e l’Unione Sovietica avevano infatti le più grandi popolazioni ebraiche nel mondo.
Il primo ghetto fu istituito nella città di Piotrków Trybunalski dopo l’invasione tedesca del 1939. L’ultimo ad essere liquidato fu invece quello di Łódź/Litzmannstadt tra l’agosto e il settembre 1944.
Molti
ghetti erano chiusi, ovvero circondati da mura, ma altri, come Będzin e
Sosnowiec, erano invece “aperti” e consentivano agli ebrei di recarsi o
lavorare in altre aree. Il ghetto più grande fu quello di Varsavia, dove furono
ammassati oltre 400.000 ebrei. Dall’estate 1942, le autorità naziste iniziarono
a deportare un gran numero di ebrei nei campi di sterminio, l’anno successivo
diedero invece avvio al processo di liquidazione dei ghetti deportarono gli
ebrei rimasti.